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redazione@insideoutrend.itUn appartamento scenografico nel cuore di Milano diventa il primo showroom virtuale per raccontare il design in modo inedito, social e alla portata di tutti.
Un movimento di rottura, provocatorio, votato all’eccesso e alla sperimentazione giocosa di volumi e cromie, animato da effetti cangianti e luccicanti.
Ancora oggi sono molti gli aspetti di moda e design che riprendono quell'attitudine all'emancipazione e al culto della trasformazione - cifra stilistica degli Anni Settanta.
Con le sue atmosfere suggestive e ricche di contrasti, Tropical Chic è uno stile eclettico, che delinea accostamenti audaci, tra forme minimal e colori brillanti.
La città intesa come spazio complesso, fondamento di abitudini e tradizioni antropologiche, è un concetto in continua evoluzione, frutto di una perpetua ricerca tra il razionale-reale e l'irrazionale-utopico. La forza motrice di questa indagine è, infatti, la richiesta di individuare un’alternativa a ciò che ci circonda, alla città del nostro tempo. Se l’abitare è una condizione con cui si identifica la società, e quest’ultima è in costante cambiamento, va da sé che il concetto di città muta significato di epoca in epoca.
Le ricerche spaziano dall’idea di fuga dal mondo che abitiamo, come le rappresentazioni settecentesche di Piranesi e quelle visionarie di Tony Garnier con La Cité Industrielle, fino a diventare scientifiche sperimentazioni e provocatorie speculazioni, come Le 12 città ideali di Superstudio che sovvertono l’idea della città a misura d’uomo trasformandola in città-macchina-abitata.
I progressi tecnologici e la necessità di sradicare l’insita legge del consumo dall’idea di città-metropoli hanno poi creato un’ulteriore dimensione contemporanea, quella che oggi definiamo smart city. L’architettura e l’urbanistica hanno dovuto ripensare radicalmente i modelli che hanno caratterizzato l’epoca precedente, fino a ribaltarli completamente e adattarli alle aspettative della società in chiave positivista e sostenibile.
Se questo capovolgimento di parametri avesse già inizio nella fase preliminare di progettazione urbana, e la città invece di svilupparsi in orizzontale, estendendosi e allargandosi tra quartieri abitati e aree verdi, si verticalizzasse, si elevasse, puntando al cielo?
Presentata al mondo da NEOM, The Line è una città-edificio in Arabia Saudita che si estende per 170 chilometri di lunghezza e solo 200 metri in larghezza. Fornita di tutti i servizi e gli spazi pubblici di cui una città necessita, è pensata per essere completamente pedonale: i suoi residenti avranno accesso a tutte le strutture esistenti entro cinque minuti a piedi, oltre a un treno ad alta velocità con un transito end-to-end di venti minuti. The Line funzionerà interamente con energia rinnovabile, senza strade, automobili o emissioni, la natura del sito sarà conservata al 95% dello stato originario nonostante possa ospitare fino a 9 milioni di persone.
Secondo le prime stime 1,5 milioni di persone abiteranno attivamente The Line entro il 2030. Ormai, già oltre le recenti indagini sugli indicatori della 15-Minute City, The Line sembrerebbe essere un nuovo modello di smart city.
The Line è un esempio delle rapide e numerose trasformazioni che stanno investendo il modello di città, ma che non trovano lo stesso terreno fertile per un’evasione anche dall’idea di casa. Dopo le più importanti innovazioni del secolo scorso con l’Existenzminimum del 1929 o con la Plan libre di Le Corbusier, l’immagine della casa intesa come ambiente domestico e spazio intimo è piuttosto statica nella sua progettazione.
La sinergia tra società e abitanti, città e spazio della casa, determineranno inevitabilmente la definizione di un nuovo disegno dell’ambiente domestico trasformando e riscrivendo le modalità con cui concepiamo gli ambienti di uso quotidiano di pari passo con l’evoluzione della città.
Il termine coniato per il modulo unitario della smart city è “smart-home” e ha come obiettivo il comfort domestico declinato in sicurezza, sostenibilità e interconnessione, ma ad oggi sembrerebbe trovare espressione solo con una serie di funzionalismi e tecnologie che non dialogano (ancora) in maniera olistica tra loro, finendo per confondersi con il sistema della domotica - da domus «casa» e (informa)tique «informatica».
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