We are hunters.
We are into trends.
We are also architects!
Check the Interior Design Projects out.
Scrivici a:
redazione@insideoutrend.itUn appartamento scenografico nel cuore di Milano diventa il primo showroom virtuale per raccontare il design in modo inedito, social e alla portata di tutti.
Un movimento di rottura, provocatorio, votato all’eccesso e alla sperimentazione giocosa di volumi e cromie, animato da effetti cangianti e luccicanti.
Ancora oggi sono molti gli aspetti di moda e design che riprendono quell'attitudine all'emancipazione e al culto della trasformazione - cifra stilistica degli Anni Settanta.
Con le sue atmosfere suggestive e ricche di contrasti, Tropical Chic è uno stile eclettico, che delinea accostamenti audaci, tra forme minimal e colori brillanti.
Un tempo c’erano le piazze. Spazi aperti, vivi, attraversati da corpi e parole, dove l’incontro era spontaneo, quotidiano, necessario. Oggi, i luoghi pubblici hanno perso centralità: i social media hanno assorbito la funzione di aggregatori, il cellulare ha trasformato la ricerca dell’altro in una geolocalizzazione. Non si va più dove potrebbero esserci persone: si va dove è certo che ci siano.
E così, la palestra è diventata una nuova piazza urbana.
Come spiega Francesco Iezzoni, COO del gruppo Gym Nation Italia, anche chi non si allena ci va: per esserci, per trovarsi, per riconoscersi. Un nuovo centro di gravità sociale, dove l’essere umano è protagonista, sì, ma non da solo: è parte di un contesto.
Una trasformazione, questa, non solo culturale, ma anche — e soprattutto — architettonica. Prima, la progettazione degli spazi fitness rispecchiava la necessità specifica di una società che correva: ambienti compatti, percorsi funzionali, superfici riflettenti. Tutto era pensato per ottimizzare il tempo di permanenza, non per trattenere a lungo. La palestra era un corridoio nella giornata, non una destinazione.
Oggi, il progetto architettonico si orienta verso la relazione. Aree comuni più ampie, percorsi fluidi, spazi di sosta e conversazione: la palestra si apre alla lentezza e alla presenza.
Anche l’interior design evolve. La luce naturale diventa elemento da progettare, le texture metalliche lasciano spazio al legno, gli arredi si fanno accoglienti e il minimalismo rigido si ammorbidisce. Le palette si scaldano, le superfici diventano tattili, l’acustica viene curata con maggior attenzione. I luoghi si arricchiscono di nuovi spazi di condivisione, come lounge, coffee corner, piccoli social hub.
L’identità degli utenti si riflette nello spazio, e lo spazio diventa specchio della comunità che lo abita.
Chi entra in palestra oggi non cerca necessariamente lo spazio più funzionale e adatto per allenarsi, ma quello in cui riconoscersi, in cui sentirsi parte di un contesto. Dove gli spazi pubblici urbani si impoveriscono di relazioni e i dispositivi digitali rendono tutto istantaneo e impersonale, la palestra emerge come una nuova agorà contemporanea. Non più soltanto un luogo dedicato al corpo e all’attività fisica, ma uno spazio in cui riconoscersi e sentirsi parte della collettività.
L’architettura è chiamata a rispondere a questi nuovi bisogni, a progettare non solo ambienti funzionali, ma capaci di favorire la condivisione. Luoghi da vivere, dove il corpo si muove, ma soprattutto è.
In un microliving, il design non è solo decorazione: è struttura, è vita quotidiana. È come avere più case in una sola.
Più diventiamo digitali, più gli spazi si rimpiccioliscono e si svuotano. E la casa finisce per perdere la sua concretezza e il suo linguaggio evocativo.
Trend Hunters | Elisabetta Cannoletta racconta la sua storia e il progetto “Casa Mia a Milano” di Gallotti&Radice.
La soglia, intesa come luogo in-between, si fa gesto architettonico e incarna un concetto rivoluzionario, diventando interspazio per un abitare sociale.